L’equilibrio tra forza e vulnerabilità: perché non devi scegliere tra le due

Viviamo in una società che celebra la forza e teme la vulnerabilità. Fin da piccoli ci insegnano che essere forti significa non mostrare debolezze, non cedere, non farsi spezzare. Ci viene detto che le lacrime sono un segno di fragilità, che il dolore va nascosto, che bisogna sempre reagire con determinazione.

Ma cosa succede quando crediamo che la forza significhi solo resistenza? Quando pensiamo che essere vulnerabili ci renda deboli?

Succede che diventiamo rigidi, duri, incapaci di lasciarci attraversare dalla vita.

La verità è che forza e vulnerabilità non sono opposti, ma due facce della stessa medaglia. E chi riesce a integrarle entrambe, scopre una forza autentica, più profonda di qualsiasi corazza.

La forza che soffoca: quando la resistenza diventa una prigione

Quante volte hai sentito frasi come “Non mostrare le tue debolezze”“Devi essere più forte”“Chi si lamenta è fragile”?

Crescendo con queste idee, impariamo a costruire armature. Ci abituiamo a trattenere le emozioni, a controllare ogni reazione, a non chiedere aiuto. Ma l’armatura, con il tempo, diventa un peso.

Chi è forte solo in superficie spesso vive con il corpo teso, il respiro bloccato, la mascella serrata. È la forza dell’acciaio, che sembra incrollabile ma, alla prima crepa, si spezza.

La vera forza non è rigidità. La vera forza è flessibilità.

Un albero che sa piegarsi al vento non si spezza nella tempesta. Ma un albero rigido, che cerca di resistere a ogni costo, prima o poi crolla.

La vulnerabilità non è debolezza, è verità

Brené Brown, una delle più grandi studiose della vulnerabilità, ha dimostrato nei suoi studi come le persone più forti non siano quelle che nascondono le proprie emozioni, ma quelle che hanno il coraggio di viverle.

Mostrare la propria vulnerabilità non significa essere fragili. Significa essere autentici.

Significa dire “Ho paura” senza vergognarsene.
Significa dire “Ho bisogno di aiuto” senza sentirsi meno capaci.
Significa dire “Sto soffrendo” senza pensare di valere di meno.

Accettare la propria vulnerabilità significa smettere di combattere contro sé stessi. E in questo, paradossalmente, c’è una forza enorme.

Strong Back, Soft Front: la forza della schiena e la vulnerabilità della pancia

Nel corpo, forza e vulnerabilità si riflettono in modo evidente nella postura. La schiena e la pancia sono due poli opposti, simbolici e funzionali, che raccontano il nostro rapporto con il mondo.

La schiena rappresenta la nostra forza strutturale, il sostegno, la resistenza. Quando diciamo che qualcuno ha “una forte spina dorsale”, intendiamo che ha carattere, che è saldo nei suoi valori, che sa reggere il peso della vita. Nei momenti di difficoltà, inconsciamente cerchiamo di irrigidire la schiena, di resistere, di non cedere.

Ma cosa succede se la forza viene confusa con rigidità? Una schiena sempre tesa, contratta, serrata in una postura di controllo non è segno di vera forza, ma di difesa cronica. Una schiena rigida è un corpo che ha paura di piegarsi.

La pancia, invece, rappresenta la vulnerabilità. È la parte più esposta, la prima che cerchiamo di proteggere in situazioni di pericolo. Non a caso, gli animali, quando si sentono minacciati, ritraggono l’addome o lo nascondono. Nel linguaggio del corpo umano, chi tiene sempre la pancia contratta, chi la risucchia dentro, chi la copre con le braccia sta inconsciamente proteggendosi dall’aprirsi al mondo.

Il concetto di “Strong Back, Soft Front” è stato esplorato dalla monaca buddista Joan Halifax ed è un principio che insegna l’equilibrio tra forza e apertura.

  • Avere una schiena forte significa avere stabilità, radicamento, capacità di affrontare le difficoltà senza spezzarsi.
  • Avere un ventre morbido significa permettersi di sentire, accogliere, essere aperti al mondo senza paura di mostrarsi vulnerabili.

Se la schiena è troppo forte e il ventre troppo rigido, diventiamo impenetrabili, distaccati, incapaci di entrare in contatto profondo con gli altri. Se la schiena è debole e il ventre troppo esposto, diventiamo insicuri, privi di un senso di sé, facilmente influenzabili.

L’equilibrio tra strong back e soft front è ciò che ci permette di stare nel mondo con forza e autenticità. Una schiena solida per sostenerci, una pancia morbida per sentire.

Come trovare il proprio equilibrio tra forza e vulnerabilità

  1. Smetti di dividere il mondo in forte e debole
    La società ci ha insegnato a vedere la vulnerabilità come qualcosa di opposto alla forza. Ma in realtà, le persone più forti sono quelle che accettano la propria umanità.
  2. Impara ad ascoltare il tuo corpo
    Il corpo è un riflesso del nostro rapporto con la forza e la vulnerabilità. Se sei sempre teso, se non riesci a rilassarti, potresti essere intrappolato in un’idea di forza come rigidità. Se invece ti senti spesso senza energia, incapace di reagire, forse hai bisogno di rafforzare il tuo centro.
  3. Concediti di chiedere aiuto senza sentirti meno capace
    Chiedere aiuto non significa essere deboli. Significa riconoscere di essere umani. E spesso, proprio nel momento in cui ci permettiamo di essere vulnerabili, troviamo la forza di cui avevamo bisogno.
  4. Non avere paura di sentire
    Le emozioni non sono nemiche. La tristezza, la paura, la rabbia sono parte della nostra esperienza. Se impariamo a viverle senza reprimerle, ci rendiamo più forti, non più fragili.
  5. Ricorda che la vita è movimento
    La forza non è uno stato fisso, ma un equilibrio dinamico tra azione e resa, tra resistenza e flessibilità. Quando accettiamo questo principio, smettiamo di combattere contro noi stessi e iniziamo a vivere con più libertà.

Essere forti significa permettersi di essere vulnerabili

Alla fine, non si tratta di scegliere tra forza e vulnerabilità. Si tratta di comprendere che la vera forza è la capacità di essere pienamente umani.

Quando smettiamo di vedere la vulnerabilità come un difetto e iniziamo a considerarla una risorsa, scopriamo che la nostra forza non sta nel nascondere ciò che sentiamo, ma nel viverlo con coraggio.

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Riferimenti bibliografici

  • Vicelli, A. (2023). Sentirsi, il tempo e lo spazio delle emozioni. Independently published.
  • Brown, B. (2013). I doni dell’imperfezione: Abbandonare ciò che pensiamo di dover essere e accettare chi siamo davvero. Edizioni TEA.
  • Halifax, J. (2018). Standing at the Edge: Finding Freedom Where Fear and Courage Meet. Flatiron Books.
  • Van der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo: Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.
  • Levine, P. A. (2018). Il trauma e il corpo: Un approccio sensomotorio all’esperienza traumatica. Giovanni Fioriti Editore.
  • Goleman, D. (1997). Intelligenza emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici. BUR Rizzoli.

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