La maggior parte delle persone passa la vita cercando di evitare il dolore. Ci insegnano fin da piccoli a distrarci quando qualcosa fa male, a pensare ad altro, a “non pensarci troppo”. Ma il dolore non funziona così. Più lo eviti, più ti segue. Più cerchi di soffocarlo, più diventa forte.
La verità è questa: il dolore non scompare quando lo ignori. Scompare quando lo affronti.
Il dolore non elaborato non svanisce, si trasforma
Pensiamo di poter archiviare il dolore come un vecchio file in un computer. Ma il nostro cervello non funziona così. Quello che non affrontiamo non rimane sospeso nel vuoto, ma si trasforma. A volte si manifesta come ansia, a volte come rabbia repressa, altre volte come tensioni croniche nel corpo.
Se hai mai avuto un nodo alla gola che non se ne andava, una stretta al petto inspiegabile, un dolore muscolare che non trovava soluzione, potresti aver sperimentato il modo in cui le emozioni trattenute diventano parte del corpo.
Peter Levine, nel suo lavoro sulla terapia somatica, spiega che le emozioni non espresse non svaniscono: si immagazzinano nei muscoli, nei visceri, nella nostra fisiologia. Ogni tensione cronica, ogni postura chiusa, ogni blocco energetico potrebbe raccontare la storia di un dolore mai affrontato.
Fuggire non ti salva, ti imprigiona
Molti pensano che evitare il dolore sia un atto di protezione, un modo per non soffrire. In realtà, è esattamente il contrario. Quando evitiamo qualcosa, gli diamo più potere. Il dolore non affrontato diventa uno spettro che ci insegue ovunque andiamo.
Ti sei mai accorto di come certi schemi emotivi si ripetano nella tua vita? Magari continui ad attrarre lo stesso tipo di relazione tossica, a trovarti nelle stesse situazioni di insoddisfazione, a lottare con le stesse paure.
Questo accade perché il dolore che non guardi negli occhi continua a controllarti dall’ombra.
Affrontarlo non significa distruggerti. Significa liberarti.
Come si affronta il dolore?
- Smetti di evitarlo
Il primo passo è fermarsi. Smettere di correre, di distrarsi, di cercare anestetici emotivi. Fermarsi e dire: “Ok, cosa sto sentendo davvero?” - Dagli un nome
Molto spesso, ciò che ci spaventa di più è il vago senso di malessere, quel dolore diffuso che non riusciamo a identificare. Ma dare un nome al dolore lo rende meno spaventoso. È ansia? È tristezza? È paura? Più riesci a definirlo, più lo puoi affrontare. - Senti il corpo
Il dolore emotivo si manifesta sempre nel corpo. La tensione alle spalle, il nodo allo stomaco, il fiato corto. Ascoltare il corpo è un modo per entrare in contatto con ciò che proviamo davvero. - Accettalo senza combatterlo
Il dolore diventa più grande quando lo rifiutiamo. Prova a osservarlo senza giudicarlo, senza etichettarlo come “sbagliato”. È lì per dirti qualcosa. Il dolore non è il nemico, è un messaggero. - Dagli un’espressione
Scrivi, disegna, parla, muoviti. Qualsiasi cosa possa trasformare il dolore in un’espressione ti aiuterà a integrarlo. Le emozioni non si elaborano solo con la mente, ma anche con il corpo.
Il dolore come porta verso qualcosa di nuovo
C’è una frase di Carl Jung che dice: “Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma rendendo cosciente l’oscurità.”
Il dolore non è la fine. È una porta. E oltre quella porta c’è qualcosa che ancora non conosci di te stesso.
La domanda non è più “Come faccio a non soffrire?”, ma “Cosa può insegnarmi questo dolore?”
Più scappi, più lui ti rincorrerà. Più lo affronti, più scoprirai che il dolore non era il vero problema. Il vero problema era il timore di guardarlo.
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Riferimenti bibliografici
- Vicelli, A. (2023). Sentirsi, il tempo e lo spazio delle emozioni. Independently published.
- Levine, P. A. (2018). Il trauma e il corpo: Un approccio sensomotorio all’esperienza traumatica. Giovanni Fioriti Editore.
- Van der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo: Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.
- Jung, C. G. (2013). Ricordi, sogni, riflessioni. BUR Rizzoli.
- Gendlin, E. T. (2007). Focusing: Entrare in contatto con l’intelligenza del corpo. Astrolabio Ubaldini.


